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Channel: malattia – Come cucinare la nostra vita, blog di cucina e nutrimento della vitalità
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Quanto sia importante dir di sì al proprio destino.

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Quanto sia importante dir di sì al proprio destino.

Ma ciò può avvenire soltanto quando si rinuncia a intromettersi con aria inquisitiva nell’opera del destino.

Chiunque prende la strada sicura è come se fosse morto.

Fare esperienza della disfatta è anche fare esperienza della vittoria.

 

carl-gustav-jung scrivania

…dir di sì al proprio destino.

Dopo la malattia cominciò per me un fruttuoso periodo di lavoro: molte delle mie opere principali furono scritte proprio allora. … Non tentai più di manifestare la mia opinione personale, ma mi abbandonai al flusso dei miei pensieri. Così mi si presentarono uno dopo l’altro, vari problemi e un po’ per volta presero forma.

Ma dalla malattia derivo anche un’altra cosa: potrei chiamarla un dir di “sì” all’esistenza; un “sì” incondizionato a ciò che è, senza proteste soggettive; l’accettazione delle condizioni dell’esistenza così come le vedo e le intendo; l’accettazione della mia stessa essenza, proprio come essa è. 

Al principio della malattia avevo la sensazione che vi fosse un errore nel mio atteggiamento, e che perciò in qualche modo fossi responsabile io stesso dell’infelicità. Ma quando uno segue la via dell’individuazione, quando si vive la propria vita, si devono mettere anche gli errori nel conto: la vita non sarebbe completa senza di essi. Non c’è garanzia – neanche in un solo momento – che non cadremo nell’errore o non ci imbatteremo in un pericolo mortale. Possiamo credere che vi sia una strada sicura, ma questa potrebbe essere la via dei morti. Allora non avviene più nulla o, in ogni caso, non avviene ciò che è giusto. Chiunque prende la strada sicura è come se fosse morto.

Fu solo dopo la malattia che capii quanto sia importante dir di sì al proprio destino. In tal modo forgiamo un io che non si spezza quando accadono cose incomprensibili: un io che regge, che sopporta la la verità e che è capace di far fronte al mondo e al destino. Allora fare esperienza della disfatta è anche fare esperienza della vittoria. Nulla è turbato – sia dentro che fuori – perché la propria continuità ha resistito alla corrente della vita e del tempo. Ma ciò può avvenire soltanto quando si rinuncia a intromettersi con aria inquisitiva nell’opera del destino.

MI sono anche reso conto che si devono accettare i pensieri che ci vengono spontaneamente come una realtà effettiva, al di là di ogni apprezzamento. Naturalmente le categorie di vero e falso saranno sempre presenti, ma in secondo piano, senza essere vincolanti, perché la presenza dei pensieri è assai più importante della nostra valutazione soggettiva; i giudizi però, in quanto sono anch’essi pensieri, non devono essere repressi: fanno parte della manifestazione della totalità.

 

Jung

Ricordi, Sogni, Riflessioni di Carl Gustav Jung

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